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mercoledì 4 aprile 2012

LEI

Oggi il magistrato mi ha chiesto per l’ennesima volta cosa è successo lunedì scorso e io per l’ennesima volta ho esposto i fatti:
 “ lunedì mattina mi sono presentata in ufficio come ogni mattina e con calma ho sparato al mio capo” sono fredda e quasi indifferente lo guardo negli occhi così lui mi chiede “ perché?” Io mi sistemo sulla sedia, il mio avvocato è lì seduto accanto a me e iniziai ad raccontare “perché era violento” il magistrato mi interruppe “ con lei?” come se non lo sapesse, ormai anche i muri lo sapevano, e anche un po’ annoiata risposi “ no con la moglie, e se la sua prossima domanda è che cosa la legava a lei? gli rispondo eravamo amanti, amavo quella donna , o meglio l’amo ancora, è la mia migliore amica, lo so che sta soffrendo a stare lontana ora da me ma era giusto togliere quell’orribile uomo dalla sua vita.  
Entrava in casa sempre ubriaco, e senza un soldo così si sfogava con lei, prendendola a pugni, a calci e violentandola ogni volta che lei diceva no, quante mattine ho pulito le sue ferite, ho lavato quelle ferite, quante volte l’ho vista piangere e spaventarsi se vedeva una mia mano avvicinarsi ai suoi capelli, quanti salti indietro ha fatto” mi asciugo una lacrima quando parlo di lei mi commuovo sempre, mi schiarisco la voce e vado avanti “ lavoravo ormai da anni nella loro azienda e un giorno vidi lei piangere e così le chiesi perché e lei come per incanto si lasciò andare e la consolai e istintivamente la baciai, lei si lasciò trasportare da quel bacio, cominciammo a frequentarci anche dopo il lavoro.
Lui non ci vedeva nulla di male, eravamo due donne e io ero felice di portarla lontano da lui. Ma domenica sera lui ha esagerato è andato giù pesante l’ha costretta ad andare in ospedale e qui gli hanno consigliato di fare la denuncia ma lei ha paura di lui, o meglio aveva paura di lui” venni interrotta dal magistrato “ ma lei come ha saputo dell’ospedale?” io sospirando “ come gli ho già detto altre volte, mi ha chiamato lei sono la sua migliore amica, quando sono arrivata in ospedale e l’ho vista conciata così ho perso la calma, aveva la mano fratturata, uno zigomo che ha avuto bisogno di punti, in lacrime, ho giurato a me stessa che era l’ultima volta. Lei mi ha chiesto di non fare pazzie perché non avrebbe sopportato di perdermi o vedermi nei guai per colpa sua,ho cercato di rassicurarla, sono uscita con lei dall’ospedale che erano circa le sei, l’ho accompagnata a casa e quella specie d’uomo era in camera da letto che dormiva beato. Il mio sangue bolliva, così ho baciato lei, e all’orecchio gli ho sussurrato “ è l’ultima volta che ti tocca quello ” lei mi ha solo guardata era terrorizzata ma io le ho detto “ tranquilla, ci sentiamo dopo".
 Così sono andata a casa mi sono fatta una doccia mi sono cambiata d’abito e sono passata vicino allo studio dove sotto chiave tengo la mia pistola, regolarmente denunciata, sono iscritta al poligono, sono anche molto brava,miro al cuore, ma questo gia lo sapete” il magistrato mi guarda perplesso, vuole capire se sono pazza, orgogliosa per quello che ho fatto o pentita e così mi dice:
” e poi cosa ha fatto? È andata in ufficio con l’arma e ha fatto fuoco? Aveva programmato di farlo?” qui so già che il mio avvocato non sarà d’accordo, lui vuole farmi ottenere l’infermità mentale, ma io non la voglio so cosa ho fatto e perché l’ho fatto e no non sono pentita e così rispondo “ esattamente ho aperto con la chiave la cassetta dove depongo le pistole,  ho preso quella più piccola, l’ho messa in borsetta e sono salita in auto e mi sono diretta in ufficio, prima di arrivarci ho mandato un sms a lei “ ti Amo piccola e non lo sopporto più,un giorno perdonerai il mio gesto almeno lo spero” non ho atteso la sua risposta, ho parcheggiato, sapevo che sarebbe stato solo, sono entrata con la mano nella borsa, lui si è girato e con quel suo sorriso mi ha detto :“ grazie di aver accompagnato Lara in ospedale è sempre la solita distratta si è inciampata ed è caduta dalle scale”.  L’ho guardato freddo e dritto negli occhi ho tirato fuori l’arma, si è spaventato “ Fanny ritirala te ne prego” io “e tu dimmi la verità, non è caduta “ lui in lacrime “ no sono stato io, non lo farò più te lo giuro” io fredda più che mai “ esattamente è l’ultima volta” e su queste parole ho fatto fuoco; avevo un padre come quello e so per certo che non si sarebbe mai fermato, no non sono pentita e no non sono pazza, sono lucidissima, e non mi guardi così avvocato lo sa come la penso, tornassi indietro lo rifarei” .
Penso di aver completamente sconvolto sia il magistrato che il mio avvocato, il magistrato però mi sta guardando anche con occhi di ammirazione, penso di essere uno dei pochi colpevoli che ha ripetuto per cinquanta cinque volte la stessa versione senza mai cambiare una virgola e mai cedere nella voce, sono la classica assassina colpevole e convita, per il mio avvocato una pazza .
 Il magistrato si alza e mi dice “ signora lei è la prima che vedo veramente convinta di ciò che ha fatto, posso farle una domanda ancora? Io sorrido e lui “ non ha paura della sentenza?” io “ no, anche perché la mia sentenza già la conoscevo nel momento che ho fatto fuoco, ho perso Lara e niente più di questo mi fa paura, potevo fermarmi ma non ho voluto” mi guarda quasi ammirato per la mia risposta e se ne va, so già che morirò qui dentro ma sono felice per ciò che ho fatto.


Patrizia Jorio

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